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about

Featuring:
Nicola Manzan: violino e viola
Matteo Bennici: violoncello

lyrics

SULLA RUPE

Ragazzo, veni qua sullo scoglio e prenditi da bere.
Ti racconto quello che vuoi sapere. Ma lo vuoi proprio sapere?
Che se vai a fondo durante una tempesta
quello è il posto più sicuro al mondo.
E ti ho mai detto che ognuno è accecato
da un controsole che dietro c’ha il buio dall’altro lato.
Grattando via la ruggine dalla chiglia
Hai mai notato che la perla è una malattia della conchiglia

Lascio ossa e masso ad asciugare, lascio sfogare il vento
fiero del mio inferno, sentendo il tempo che scorre lento.
Ognuno ha la sua rupe per cancellare se stesso
per lasciare andare tutto quanto che tanto
sto scoglio se ne frega di questo e del resto
un arco è teso finché si spacca, ragazzo
e poi da un giorno all’altro sei pazzo
tutto ciò non importa più niente oramai

Ma ti ho mai detto
che i mostri non muoiono mai.
I mostri non muoiono mai,
però si stancano e a morire sono le paure.
Spacco legna con la scure a due tagli, parole oscure agli scogli.
E intanto, prima della fine, con la follia meritata col sudore
scriveremo nel mare il nome occulto della nostra nave
e anche se adesso la brace si è spenta domani, ragazzo,
ci proveremo ancora, noi ci proveremo ancora.
A dire di no, o almeno a farne a meno
noi ci proveremo lo stesso
firmato Dioniso, firmato il Crocifisso.

_________
Sulla Rupe

Tutti hanno la propria rupe. Financo Attila. Anche FwN, sul bordo del dirupo di una scogliera che esiste da sempre ai piedi di un inferno di acque, scrive alcuni biglietti della sacra follia. Ormai considerato dagli altri sull’orlo della pazzia, è seduto sopra lo scoglio a contemplare un mare incontrollabile, che sfugge all’autorità dell’uomo e incute timore, come ogni cambiamento. La rupe è un luogo dove, come nella vecchia storia delle due tigri in cima e in fondo al burrone, non si possono uccidere i mostri, ma si possono prendere per sfinimento. Se credi di averne ucciso uno, stai solo preparando la tua rupe, a fianco di un Prometeo stanco e di un’aquila, stanca anche lei di mangiare sempre lo stesso fegato sempre sulla stessa rupe. E così, sarà proprio l’aquila a dire di no, a fare a meno di divorare la sua preda, saranno le bestie più feroci a rifiutare per rifiatare, nel giorno sacro del non fare niente, nell’intervallo, negli spazi, negli interstizi, mentre un sole in alto si fa beffe dei nostri problemi e della nostra morale, e mentre il mare tenta invano di respingere questo vento stupendo che soffia su una candela che brucia da entrambi i lati.

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MARNERO Bologna, Italy

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