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Naufragio Universale

by MARNERO

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1.
IL DILUVIO UNIVERSALE SECONDO L'IPOTESI RYAN-PITMAN Agitarci ancora nel pantano immondo ci porterà solo più a fondo. Dimenarci ancora nella ragnatela ci renderà più prigionieri, ci renderà più inascoltabili. [Moltissime culture del passato e del presente (Genesi [6,1-9,17], Matsya nei Purana, Utnapishtim nell'epopea di Gilgamesh) hanno in comune la storia di una "grande inondazione" che devastò le antiche civiltà e distrusse l'umanità: il racconto del diluvio universale. Attorno al 5000 a.C., il Mar Nero era un lago di acqua dolce isolato il cui livello era 100 metri al di sotto di quello del Mar Mediteraneo. Ma sotto la pressione delle acque ingrossate dallo scioglimento dei ghiacciai, cadde la diga naturale in corrispondenza dell'attuale Bosforo, che isolava il Mar Nero dal Mar Mediterraneo salato: un'immensa cascata d'acqua durata un anno si riversò nel lago, il cui livello si sollevò con estrema rapidità, sommergendo tutti gli abitati umani. Un flusso di 50 chilometri cubici d’acqua al giorno inondò le comunità circostanti. A centinaia, a migliaia, dovettero morire impantanati nelle paludi salmastre, travolti dalle onde, annegati in un mare che pareva voler cancellare la terra intera. Devastazione e morte. Morire cosi in tanti che non resta più nessuno a raccontarlo. E così, senza memoria e senza racconto, ciò che sappiamo essere avvenuto non è mai avvenuto]
2.
ZOSTER (la parte sbagliata/i farmaci giusti) Qual è il mio nome? Io non sono, mi chiamo, ma come? E chi sono? Chi siamo? Una legione di cocci distrutti, e tu hai una tragedia privata, un po’ come tutti. E cosa intendo? Io non so cosa intendo, e in parte dipende da quel che ho mangiato o dal tempo che fa, e lo stesso vale per te che parli con me. Non confondere una similitudine con la comprensione: l’equivoco non è eccezione, ma insito nel codice. Siamo una legione, un alveare di api che sbattono senza imparare, ma quello che arriva a te non è un 8 ma un vago bla-bla Bla-bla-bla Non confondere le parole con lo spazio bianco in mezzo Non confondere causa e conseguenza: i farmaci giusti sono il motivo e non la cura, i farmaci giusti sono il fatturato alla voce paura, ed è il normale rumore di fondo che manda in vacca il segnale. L’occlusione della sinapsi del solo neurone come un cavo dissaldato che crea cali di tensione Ma in fondo è solo la soglia della devianza spostata più in là La-la-la Le parole devono sfogare, ma la miccia è sempre troppo corta Maestro o buffone, che importa? Paziente o dottore, che importa? Non si rassegna e non si compiace, non si compiace e non si rassegna: solo il dolore insegna. È la statistica che scarta gli estremi e ti considera una caramella. Dovendo scegliere fra brace e padella, preferisco essere affetto da una strana forma di Necropiroaracnoclaustrogastrocleptofagia. (Mangio solo lo stomaco di Eric Clapton chiuso con ragni morti in fiamme). Tutta una vita a sabotare i binari, poi tracci un confine e la ricetta è già pronta Solo il dolore conta Solo il dolore conta e ci hai sempre convissuto Solo il dolore conta, perché la malattia che hai è la vita. [Bisogna tacere. L'impossibilità della comunicazione è una legge della natura. Troppe falle nel codice, troppo rumore di fondo, troppo importante il contesto e troppo frammentate le facce del prisma dell'io. Ma la schizofrenia non è eccezione o patologia, perché il confine fra la normalità e la devianza è arbitrario, stabilito dai poteri e spostato a piacere al fine di delegittimare la diversità e alcune verità scomode. La coscienza è una malattia, ed è un male che non va curato ma di cui bisogna prendersi cura con attenzione. La malattia non è un'affezione della mente ma una ribellione, un modo di vivere, il ritrovamento di un'identità repressa. Che cosa ci distingue? Un male che è una parte di noi, e noi ne faremo un'arma.]
3.
TANTO RIDE TANTO PIAGNE Coraggio. Il meglio è passato, fai di ogni cosa un fuoco Bruciando ad ogni costo Non mettere a posto a parole ciò che può esser risolto con un lanciafiamme Tanto ride tanto piagne. Ma al di fuori non mostro il mostro che sono dentro, lo farò solo quando sarò più giovane, seguendo un fiume tra le montagne Tanto ride tanto piagne. E non esiste vendetta che valga quanto 
l’oblio dell’indifferenza. Per drenare la violenza dai labirinti del cuore oscuro, considerando le conseguenze di un rendez vous con madama speranza. Seduto lungo la riva del fiume, aspetti con la dovuta pazienza di veder passare la salma del nemico, 
che tuttavia è proprio lì che si riflette nel momento in cui ti specchi nel torrente Ormai pronto ad invertire la rotta, fai una branchia del polmone: da salma a salmone, da valle a monte, dall’estuario alla fonte. L’insurrezione viene. Il salmone risale il torrente. Fiori neri a galla nella polla della sorgente Solo i pesci morti seguono la corrente. Andando incontro alla marea montante nuotare in stile non serve più a niente. Solo i pesci morti seguono la corrente Ritorna dove sei nato, il meglio è passato. [La rivoluzione richiede violenza, ma non contro gli altri, bensì contro se stessi, le proprie paure, le proprie catene. Scoprire che il proprio nemico è nascosto dentro l’ultima delle matrioske che abbiamo dentro, è terribile: molto meglio cibare la pasta madre dell'odio per un nemico esterno, da eliminare. Ma il saggio insegna che la più grande abilità è sconfiggere il nemico senza neppure combattere. Così, gettarsi nel fiume per inseguire la salma del nemico, per poi accorgersi che si è di nuovo a monte come in un nastro di moebius e che sulla riva del fiume c’è qualcuno che ci aspetta da ore, simmetrico e specchiato nell’acqua del torrente: il nemico sei tu. Risalire il fiume come Snoopy, allora è come compiere un viaggio indietro nel tempo per uccidere il passato, disinfettare il lutto, trovare la vera natura delle cose, decrescere, compiere l’insurrezione. Un letto d'acqua vuoto, origine O, un silenzio assoluto, da cui nasce un nuovo corso.]
4.
L'ISOLA DEI SERPENTI 1-2-3 prova, c’è qualcuno in ascolto? 1-2-3 prova Ho trovato un lavoro: guardiano del faro di un sasso chiamato “Isola dei Serpenti”, una roccia di cui sono il solo abitante e in cui vivo isolato, eremita e distante. Ma non più di quanto lo fosse tenermi inchiodato e seduto di fronte agli schermi, parassita di vita inferiore alle attese, protesi protese e due stampelle tese per permettermi di trascinarmi ancora. E che importa se è stato il coraggio del vuoto, o solo paura di stare nel gioco del cedere a scelte forzate e violente, o la volontà di non scegliere niente? Che importa se in fondo il mio sabotaggio del mondo mi porta a tenermi in ostaggio? Io ho tolto il cerone e ho perso il mio nome, la rivoluzione è cessare l’azione e imparare umiltà risalendo lo zero Senza torcicolli per un luogo verso cui voltarmi, senza un luogo verso cui voltarmi. E ho smesso di farmi domande, perché non voglio sentire menzogne E ho smesso di essere deluso, per essere deluso bisogna averci creduto almeno una volta sola. E ho smesso di fare domande del cazzo ci vado da solo a spostare quel masso che ostacola il passo alla tomba di Achille, diciamolo, eroe di sto paio di palle, giacché immobilista fu nella sua testa e piuttosto causò una sconfitta nefasta. Ma invece il motivo di quelle sue gesta non fu volontà ma altrui ira funesta. Ho colmato la distanza fra l’atto e la potenza ed ho riempito lo scarto fra la potenza e l’atto trasformando il possibile in irreversibile. La porta dell’Ade puoi tenerla aperta: io sono già stato morto per tutti i millenni prima che nascessi, e ora non ho più paura di perdere niente Ma non affrettarti a scegliere, non troverai mai la vita che cerchi E comunque tutto o niente non fa differenza, ritorno al mondo (spezzato nell’origine O) Ritorno al mondo con una giacca, una tuba e una borsa con dentro la morte. Vestito di morte, sono qua, sono pronto e non ho paura di fallire In piedi davanti alla folla in Parco della Vittoria Essere o non essere? Né l’uno, né l’altro. O se vuoi tutti e due. Quello che è, è, ed è. [In mezzo al Mar Nero esiste un’isola deserta, contesa da anni fra due stati. Si dice che vi siano sepolti i resti di Achille. Forse si tratta di una porta per entrare nell’Ade. Un viaggio di ritorno dagli inferi che non porta con sé alcun timore di voltarsi. Tornati nel mondo dei vivi, non c’è più bisogno di inseguire la tartaruga. Ecco conclusa l’eterna battaglia fra l’azione e l’immobilismo: non c’è nessuna differenza. Tutto o niente, è la stessa cosa; eremita o parassita, isolamento o mondanità, vita o morte, essere o non essere: né l’uno né l’altro. Portandosi dentro la morte non vi è più alcuna paura di fallire, perché il fallimento è insito nel ciclo vitale delle cose. Svegliare la gente è una cosa che fa schifo. Poi ti odiano.]
5.
OVUNQUE NAUFRAGIO Il remo va a fondo e nascono i cerchi, concentrici ed equidistanti e in mezzo ai rottami galleggianti gli sparvieri mi girano intorno a decine Cara sirena che canti la fine, la mia volontà è di ferro, ma si intuisce che sott'acqua però arrugginisce, come uno spirto guerriero in ossidazione Ma è troppo tardi, lo so, per avere ragione, e non è facile riuscire a spiegare il perché io continui a nuotare, e poi cosa rimane? Cosa rimane? Non credi che ti sarebbe servito imparare l'apnea? Non senti l'acqua cercare l'imbocco della trachea? E non dire che non lo sapevi, che la nave è costruita per colare a picco e che non è l'iceberg che viene ad urtare ma siamo stati noi Non vedi che ormai non c'è più niente da salvare? Da sostituire, commutare forse, ma da salvare no. Non vedi che ci contendiamo un salvagente di carta, un remo spezzato? Fra gli squali sarai in salvo. Maria Santissima del Naufragio, prega per la decomposizione rapida della carcassa, impediscine il recupero, impedisci ogni sepolcro. Barra a dritta verso il disastro e musica, maestro! L'acqua attraversa di respiro le parole che diciamo. Qua in fondo, cento squali e nessun padrone. Il rumore in fondo al mare arriva attutito e tondo, deformato e meraviglioso Sul fondo i rottami delle cose perse Lascia andare ogni appiglio, perchè le rivoluzioni si ripetono in eterno e ridondano e ridondano è il momento di interromperne la ripetizione usando la tempesta, tu mollica di pane che affondi nel vasetto di miele usa la tempesta per liberarti. "Che gli occhi si tramutino in perle e dalle ossa nascano i coralli" stai fermo finchè c’è questo scirocco, le decisioni si devono prendere con il libeccio, e non credere più a nessuno, aggiungi un trentaduesimo al tuo libro nero. Dai balla ancora, balla, tu balla sul Titanic, e ignora la grande balla, guardiamo in faccia la realtà: la realtà è una faccia di cazzo e dunque sei proprio sicuro di volerti salvare? maccosa. il vero nome è sussurrato nell’orecchio sei proprio sicuro di volerti salvare? Pianta una zucca marcia morta nel fondale e attendi germogliare, ma dimenticala in fretta, perché le cose succedono solo quando uno non se le aspetta. Queste però sono solo parole: I passi sono i tuoi, i passi sono i miei. Queste però sono solo parole. [L’invenzione della nave implica in sé l’invenzione del naufragio. L’Effetto Pacman in natura si ha quando si va radicalmente in una direzione così tanto che alla fine si spunta improvvisamente dall’altra. Così, nell’abisso in cui si affonda volontariamente, oltre i resti di Atlantide, alla fine ci sarà nuova luce. La furia del mare pulisce ogni traccia di sepolcro, la forza della marea cancella ogni traccia dalla riva, e poi non resta più nessuno a raccontare. Così, con lo zaino vuoto da ricordi e da speranze, da passato e da futuro, si può piantare una zucca marcia e morta dalla quale nasce una nuova generazione, il seme di mille nuovi coralli.]

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Tracklist:

A1 Il Diluvio Universale secondo l'ipotesi Ryan-Pitman
A2 Zoster (La parte sbagliata / I farmaci giusti)
B1 Tanto ride tanto piagne
B2 L'isola dei serpenti
B3 Ovunque naufragio

credits

released September 18, 2010

Marnero
Naufragio Universale
CD| NO © 2010

G.j. Adonis Hot One: batteria, tamburi fricchettoni, cori con le a
Sartana Bidonis Sabata: chitarre, sleghi, tacchini, cori con le b
Matt Cidonis Lanzig: basso bomberone, diablo
John Didonis Raudo: chitarre, ebow, voce, vasco

Lili Refrain: voci in “Zoster” e “L’isola dei serpenti”
Nat: voci in “Tanto ride tanto piagne”

Prodotto, registrato e mixato Astudio
da Valero Fisik @ Hombrelobo, Roma, Giugno 2010
Masterizzato da James Plotkin
Concept, artwork e layout: Robert Rebotti

www.ilmarnero.com
ilmarnero@gmail.com

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MARNERO Bologna, Italy

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